Lotto No. 628 #


Jean Antoine Watteau (Valenciennes 1686 – Nogent-sur-Marne 1721)


Escortes d’Equipages, olio su tavola, cm 28,2 x 31,4, in cornice

Provenienza:
Jean de Julienne (1686–1766), Parigi, al più tardi a partire dal 1731 (venduto prima del 1756);
cardinale Silvio Valenti Gonzaga (1690–1756), Mantova e Roma; trasmesso in eredità al nipote del cardinale;
marchese Carlo Valenti Gonzaga (morto nel 1783) e cardinale Luigi Valenti Gonzaga (1725–1808);
Pietro Camuccini (1761–1833), Roma, che acquistò il quadro nel 1818 insieme ad altre opere dal lascito del cardinale Luigi Valenti Gonzaga; pervenuto per via ereditaria ai suoi nipoti; 
barone Giovanni Battista Camuccini (1819/1904), Roma;
pervenuto per via ereditaria agli attuali proprietari.

Documentazione: 
1756, inventario del cardinale Silvio Valenti Gonzaga, Archivio di Stato di Roma, Segr. Canc. R.C.A., Notaio S.A. Mariotti, volume 1085, c. 764r, “Inventario dei beni dell’eredità del cardinale Silvio Valenti Gonzaga“, 25–29 novembre 1756: [484] “Altro quadro largo palmo uno e mezzo ed alto palmo uno, rappresentante un campo di soldati, dipinto in tavola, con sua cornice intagliata dorata, di Antonio Vatteau scudi 50.“
Prima del 1763, catalogo dei dipinti della pinacoteca del cardinale Silvio Valenti Gonzaga, Mantova, Biblioteca Comunale, Misc. 109/11, “Catalogo de’ quadri, tuttavia esistenti nella galleria della Ch. Mem. Dell’E.mo Sig. Cardinale Silvio Valenti“, n. 484, “Quadro di palmi 1., one 10. per larghezza. e palmi 1., once per altezza rappresentante un Accampamento di Soldati, in tavola, di Antonio Watteau.“

Bibliografia:
P. J. Mariette, Notes manuscrites sur les peintres et gravures, IX (Manuskript in the Bibliothèque National, Parigi, 1740–1770), fol. 194, n.  73;
Ph. de Chennevières, A. de Montaiglon (a cura di), Abecedario de P. J. Mariette, Parigi 1851–1860, volume  6, p.  109;
E. de Goncourt, Catalogue raisonné de l’oeuvre peint, dessiné et gravé d’Antoine Watteau, Parigi 1875, p.  57, n.  56;
E. Heinreich Zimmermann, Watteau, Stoccarda/Parigi 1912, n.  7, p.  17 (come copia);
E. Dacier, J. Hérold, A. Vauflart, Jean de Jullienne et les Graveurs de Watteau, Parigi 1921–1929, III, n.  125 (come dipinto perduto e noto in base ad una stampa);
K. T. Parker, The Drawings of Antoine Watteau, Londra 1931, pp.  17, 41/42 (Graveurs de Watteau, Parigi 1921–1929, III, n.  125 (come dipinto perduto e noto in base ad una stampa);
H. Adhémar, Watteau, Sa Vie – Son Oeuvre, Parigi 1950, pp.  10, 179, n.  39, tav. 20 (come dipinto perduto e noto in base ad una stampa);
E. Camesasca, J. Sutherland, The Complete Paintings of Watteau, New York 1968, p.  100, n.  57 (come dipinto perduto e noto in base ad una stampa).
J. Ferré, Watteau, Madrid 1972, I, pp.  86, 89, 208, 277; IV, 1107.1120 (come dipinto perduto e noto in base ad una stampa);
P. Hulton, Watteau. Drawings in the British Museum, Londra 1980, p.  22, al n.  2 e 3 (come dipinto perduto);
E. Camesasca, P. Rosenberg, Tout L’Oeuvre peint de Watteau, Parigi 1983, p.  96, n.  57 (come dipinto perduto e noto in base ad una stampa); 
Watteau 1684-1721, catalogo della mostra, Washington, Parigi, Berlino 1984, pp.  95, 97, al n.  33 e 34 (come dipinto perduto);
D. Posner, Antoine Watteau, Ithaca, NY., 1984, p.  34 (come dipinto perduto e noto in base ad una stampa), pp.  40, 279, nota 44, tav. 23 (stampa);. 
M. Roland Mitchel, Watteau, An Artist of the Eighteenth Century, Londra 1984, pp.  97, 167, 169, 170, 266, 300 (come dipinto perduto);
M. Morgan Grasselli, The Drawings of Antoine Watteau: Stylistic Development and Problems of Chronology, tesi di dottorato inedita, Harvard University, 1987; 
P. Rosenberg et al., Masterful Studies. Three Centuries of French Drawings from the Prat Collection, catalogo della mostra, New York 1990,  pp. 104/105, al n.  35 (come dipinto perduto); Neuabdruck als Passion of Drawing. Poussin to Cezanne, Works from the Prat Collection, Los Angeles 2004, pp.  114–117, al n.  26 (come dipinto perduto);
P. Rosenberg, L. A. Prat, Antoine Watteau, 1688-1721, Catalogue raisonné des dessins, Mailand 1996, I, al n.  177, 179, 180, 181, 301, 302 (come dipinto perduto e noto in base ad una stampa);
H. Börsch-Supan, Antoine Watteau, 1684-1721, Colonia 2000, p.  44 (come dipinto perduto);
D. Sogliani, “Il catalogo a stampa dei quadri della galleria del cardinale Silvio Valenti Gonzaga“, in: Ritratto di una Collezione. Pannini e la Galleria del Cardinale Silvio Valenti Gonzaga, catalogo della mostra, Mantova 2005, p.  314, n.  484; 
R. Piccinelli, “L’inventario dei beni del cardinale Silvio Valenti Gonzaga (1756)“, in: Ritratto di una Collezione. Pannini e la Galleria del Cardinale Silvio Valenti Gonzaga, catalogo della mostra, Mantova  2005, p.  343 (come dipinto perduto);
C. Michel, Le Célèbre Watteau, Ginevra 2008, p.  259 (come dipinto perduto e noto in base ad una stampa).

Un’incisione eseguita da Laurent Car, che indica il dipinto Escortes d’équipages come “du Cabinet de M. de Jullienne“,  è il primo riferimento documentato al dipinto in oggetto. La stampa  faceva parte di un’antologia d’incisioni dei dipinti di Watteau nella collezione di Jean de Jullienne, pubblicata in due volumi nel 1735. 
Alla metà del Settecento il dipinto passò dalla collezione de Jullienne  a quella del cardinale Silvio Valenti Gonzaga (1690–1756), che era a quell’epoca uno dei maggiori collezionisti  e attivo mecenate delle arti: fondò infatti la Pinacoteca Capitolina, si fece promotore della riapertura dell’Accademia di San Luca, e promosse un regolamento dell’esportazione d’opere d’arte. Il dipinto in oggetto fu inventariato alla sua morte, nel 1756, e prima del 1763 in un inventario postumo. Recava il numero d’inventario “484“, annotato a mano sul verso della tavola in esame in calligrafia settecentesca: De Vattau/Sil.o.Card. Valenti/No.484.
Durante gli anni della devastante Guerra di successione spagnola (1701–13)   voluta da Luigi XIV, Valenciennes (nelle Fiandre francesi), la città che aveva dato i natali a Watteau, era  una base militare. Quando nel 1709 il pittore fece ritorno alla sua città natale ebbe occasione di  studiare la vita in un accampamento militare. La maggior parte dei soggetti militari di Watteau provengono da questa fase giovanile della sua carriera,  dal 1709 al 1710, dopo che ebbe lasciato la bottega di Claude Audran. La tavola in esame fu però forse eseguita più tardi, essendo quindi l’ultima di questo genere, poiché la composizione è più delicata e complessa  di quella dei suoi dipinti precedenti, e alcuni dettagli, come il cielo azzurro annuvolato, l’erba secca e i personaggi in piccola scala raffigurati in un complesso intreccio di rapporti reciproci, sono raffrontabili con il dipinto di Watteau Fête Galante (Boston, Museum of Fine Arts) del 1716/17 (vedi A. Wintermute in: C. B. Bailey, a cura di, The Age of Watteau, Chardin and Fragonard: Masterpieces of French Genre Painting, New Haven/Londra 2003, p.  126).
Si conoscono sei disegni preparatori della tavola in esame (vedi P. Rosenberg, L. A. Prat, Antoine Watteau, 1688–1721, Catalogue raisonné des dessins, Milano 1996, I, ill. 177, 179, 180, 181, 301, 302). Uno di essi (Parigi, collezione di Louis-Antoine Prat) raffigura una donna inginocchiata  accanto ad un neonato che giace in un cestino, e viene datato intorno al 1715 (vedi P. Rosenberg, L. A. Prat, op. cit., p.  480). Ciò parrebbe suggerire che il quadro in oggetto sia stato dipinto nel 1715 o immediatamente dopo.
Un raffronto fra il nostro dipinto e l’incisione di Car mostra che ne fu ritagliata una striscia di circa sei centimetri di larghezza all’altezza del paesaggio, lungo il bordo destro del quadro. Le dimensioni indicate nell’inventario dei Valenti Gonzaga confermano che il quadro era già stato tagliato nel 1756. Questa riduzione fu forse effettuata dopo che il quadro era entrato a far parte della collezione del cardinale, forse per adattarlo alle misure di un altro dipinto  oppure per far apparire la composizione più simmetrica..
Il quadro fu acquistato nel 1818 a Roma presso gli eredi del cardinale Valenti Gonzaga da Pietro Camuccini, fratello del celebre pittore Vincenzo ed uno dei maggiori mercanti d’arte dell’Urbe. In seguito si persero le tracce del dipinto, che fu indicato nella recente bibliografia su Watteau, fino alla sua recente riscoperta, come dipinto perduto e noto soltanto grazie alle stampe. 

Il dipinto in esame sarà inserito nel catalogo delle opere di Watteau di Alan Wintermute, di prossima pubblicazione.

Provenance:
Jean de Julienne (1686–1766), Paris, by 1731, (sold before 1756);
Cardinal Silvio Valenti Gonzaga (1690–1756), Mantua and Rome; bequeathed to his nephews,
Marchese Carlo Valenti Gonzaga (d. 1783) and Cardinal Luigi Valent

17.10.2012 - 18:00

Stima:
EUR 250.000,- a EUR 300.000,-

Jean Antoine Watteau (Valenciennes 1686 – Nogent-sur-Marne 1721)


Escortes d’Equipages, olio su tavola, cm 28,2 x 31,4, in cornice

Provenienza:
Jean de Julienne (1686–1766), Parigi, al più tardi a partire dal 1731 (venduto prima del 1756);
cardinale Silvio Valenti Gonzaga (1690–1756), Mantova e Roma; trasmesso in eredità al nipote del cardinale;
marchese Carlo Valenti Gonzaga (morto nel 1783) e cardinale Luigi Valenti Gonzaga (1725–1808);
Pietro Camuccini (1761–1833), Roma, che acquistò il quadro nel 1818 insieme ad altre opere dal lascito del cardinale Luigi Valenti Gonzaga; pervenuto per via ereditaria ai suoi nipoti; 
barone Giovanni Battista Camuccini (1819/1904), Roma;
pervenuto per via ereditaria agli attuali proprietari.

Documentazione: 
1756, inventario del cardinale Silvio Valenti Gonzaga, Archivio di Stato di Roma, Segr. Canc. R.C.A., Notaio S.A. Mariotti, volume 1085, c. 764r, “Inventario dei beni dell’eredità del cardinale Silvio Valenti Gonzaga“, 25–29 novembre 1756: [484] “Altro quadro largo palmo uno e mezzo ed alto palmo uno, rappresentante un campo di soldati, dipinto in tavola, con sua cornice intagliata dorata, di Antonio Vatteau scudi 50.“
Prima del 1763, catalogo dei dipinti della pinacoteca del cardinale Silvio Valenti Gonzaga, Mantova, Biblioteca Comunale, Misc. 109/11, “Catalogo de’ quadri, tuttavia esistenti nella galleria della Ch. Mem. Dell’E.mo Sig. Cardinale Silvio Valenti“, n. 484, “Quadro di palmi 1., one 10. per larghezza. e palmi 1., once per altezza rappresentante un Accampamento di Soldati, in tavola, di Antonio Watteau.“

Bibliografia:
P. J. Mariette, Notes manuscrites sur les peintres et gravures, IX (Manuskript in the Bibliothèque National, Parigi, 1740–1770), fol. 194, n.  73;
Ph. de Chennevières, A. de Montaiglon (a cura di), Abecedario de P. J. Mariette, Parigi 1851–1860, volume  6, p.  109;
E. de Goncourt, Catalogue raisonné de l’oeuvre peint, dessiné et gravé d’Antoine Watteau, Parigi 1875, p.  57, n.  56;
E. Heinreich Zimmermann, Watteau, Stoccarda/Parigi 1912, n.  7, p.  17 (come copia);
E. Dacier, J. Hérold, A. Vauflart, Jean de Jullienne et les Graveurs de Watteau, Parigi 1921–1929, III, n.  125 (come dipinto perduto e noto in base ad una stampa);
K. T. Parker, The Drawings of Antoine Watteau, Londra 1931, pp.  17, 41/42 (Graveurs de Watteau, Parigi 1921–1929, III, n.  125 (come dipinto perduto e noto in base ad una stampa);
H. Adhémar, Watteau, Sa Vie – Son Oeuvre, Parigi 1950, pp.  10, 179, n.  39, tav. 20 (come dipinto perduto e noto in base ad una stampa);
E. Camesasca, J. Sutherland, The Complete Paintings of Watteau, New York 1968, p.  100, n.  57 (come dipinto perduto e noto in base ad una stampa).
J. Ferré, Watteau, Madrid 1972, I, pp.  86, 89, 208, 277; IV, 1107.1120 (come dipinto perduto e noto in base ad una stampa);
P. Hulton, Watteau. Drawings in the British Museum, Londra 1980, p.  22, al n.  2 e 3 (come dipinto perduto);
E. Camesasca, P. Rosenberg, Tout L’Oeuvre peint de Watteau, Parigi 1983, p.  96, n.  57 (come dipinto perduto e noto in base ad una stampa); 
Watteau 1684-1721, catalogo della mostra, Washington, Parigi, Berlino 1984, pp.  95, 97, al n.  33 e 34 (come dipinto perduto);
D. Posner, Antoine Watteau, Ithaca, NY., 1984, p.  34 (come dipinto perduto e noto in base ad una stampa), pp.  40, 279, nota 44, tav. 23 (stampa);. 
M. Roland Mitchel, Watteau, An Artist of the Eighteenth Century, Londra 1984, pp.  97, 167, 169, 170, 266, 300 (come dipinto perduto);
M. Morgan Grasselli, The Drawings of Antoine Watteau: Stylistic Development and Problems of Chronology, tesi di dottorato inedita, Harvard University, 1987; 
P. Rosenberg et al., Masterful Studies. Three Centuries of French Drawings from the Prat Collection, catalogo della mostra, New York 1990,  pp. 104/105, al n.  35 (come dipinto perduto); Neuabdruck als Passion of Drawing. Poussin to Cezanne, Works from the Prat Collection, Los Angeles 2004, pp.  114–117, al n.  26 (come dipinto perduto);
P. Rosenberg, L. A. Prat, Antoine Watteau, 1688-1721, Catalogue raisonné des dessins, Mailand 1996, I, al n.  177, 179, 180, 181, 301, 302 (come dipinto perduto e noto in base ad una stampa);
H. Börsch-Supan, Antoine Watteau, 1684-1721, Colonia 2000, p.  44 (come dipinto perduto);
D. Sogliani, “Il catalogo a stampa dei quadri della galleria del cardinale Silvio Valenti Gonzaga“, in: Ritratto di una Collezione. Pannini e la Galleria del Cardinale Silvio Valenti Gonzaga, catalogo della mostra, Mantova 2005, p.  314, n.  484; 
R. Piccinelli, “L’inventario dei beni del cardinale Silvio Valenti Gonzaga (1756)“, in: Ritratto di una Collezione. Pannini e la Galleria del Cardinale Silvio Valenti Gonzaga, catalogo della mostra, Mantova  2005, p.  343 (come dipinto perduto);
C. Michel, Le Célèbre Watteau, Ginevra 2008, p.  259 (come dipinto perduto e noto in base ad una stampa).

Un’incisione eseguita da Laurent Car, che indica il dipinto Escortes d’équipages come “du Cabinet de M. de Jullienne“,  è il primo riferimento documentato al dipinto in oggetto. La stampa  faceva parte di un’antologia d’incisioni dei dipinti di Watteau nella collezione di Jean de Jullienne, pubblicata in due volumi nel 1735. 
Alla metà del Settecento il dipinto passò dalla collezione de Jullienne  a quella del cardinale Silvio Valenti Gonzaga (1690–1756), che era a quell’epoca uno dei maggiori collezionisti  e attivo mecenate delle arti: fondò infatti la Pinacoteca Capitolina, si fece promotore della riapertura dell’Accademia di San Luca, e promosse un regolamento dell’esportazione d’opere d’arte. Il dipinto in oggetto fu inventariato alla sua morte, nel 1756, e prima del 1763 in un inventario postumo. Recava il numero d’inventario “484“, annotato a mano sul verso della tavola in esame in calligrafia settecentesca: De Vattau/Sil.o.Card. Valenti/No.484.
Durante gli anni della devastante Guerra di successione spagnola (1701–13)   voluta da Luigi XIV, Valenciennes (nelle Fiandre francesi), la città che aveva dato i natali a Watteau, era  una base militare. Quando nel 1709 il pittore fece ritorno alla sua città natale ebbe occasione di  studiare la vita in un accampamento militare. La maggior parte dei soggetti militari di Watteau provengono da questa fase giovanile della sua carriera,  dal 1709 al 1710, dopo che ebbe lasciato la bottega di Claude Audran. La tavola in esame fu però forse eseguita più tardi, essendo quindi l’ultima di questo genere, poiché la composizione è più delicata e complessa  di quella dei suoi dipinti precedenti, e alcuni dettagli, come il cielo azzurro annuvolato, l’erba secca e i personaggi in piccola scala raffigurati in un complesso intreccio di rapporti reciproci, sono raffrontabili con il dipinto di Watteau Fête Galante (Boston, Museum of Fine Arts) del 1716/17 (vedi A. Wintermute in: C. B. Bailey, a cura di, The Age of Watteau, Chardin and Fragonard: Masterpieces of French Genre Painting, New Haven/Londra 2003, p.  126).
Si conoscono sei disegni preparatori della tavola in esame (vedi P. Rosenberg, L. A. Prat, Antoine Watteau, 1688–1721, Catalogue raisonné des dessins, Milano 1996, I, ill. 177, 179, 180, 181, 301, 302). Uno di essi (Parigi, collezione di Louis-Antoine Prat) raffigura una donna inginocchiata  accanto ad un neonato che giace in un cestino, e viene datato intorno al 1715 (vedi P. Rosenberg, L. A. Prat, op. cit., p.  480). Ciò parrebbe suggerire che il quadro in oggetto sia stato dipinto nel 1715 o immediatamente dopo.
Un raffronto fra il nostro dipinto e l’incisione di Car mostra che ne fu ritagliata una striscia di circa sei centimetri di larghezza all’altezza del paesaggio, lungo il bordo destro del quadro. Le dimensioni indicate nell’inventario dei Valenti Gonzaga confermano che il quadro era già stato tagliato nel 1756. Questa riduzione fu forse effettuata dopo che il quadro era entrato a far parte della collezione del cardinale, forse per adattarlo alle misure di un altro dipinto  oppure per far apparire la composizione più simmetrica..
Il quadro fu acquistato nel 1818 a Roma presso gli eredi del cardinale Valenti Gonzaga da Pietro Camuccini, fratello del celebre pittore Vincenzo ed uno dei maggiori mercanti d’arte dell’Urbe. In seguito si persero le tracce del dipinto, che fu indicato nella recente bibliografia su Watteau, fino alla sua recente riscoperta, come dipinto perduto e noto soltanto grazie alle stampe. 

Il dipinto in esame sarà inserito nel catalogo delle opere di Watteau di Alan Wintermute, di prossima pubblicazione.

Provenance:
Jean de Julienne (1686–1766), Paris, by 1731, (sold before 1756);
Cardinal Silvio Valenti Gonzaga (1690–1756), Mantua and Rome; bequeathed to his nephews,
Marchese Carlo Valenti Gonzaga (d. 1783) and Cardinal Luigi Valent


Hotline dell'acquirente lun-ven: 10.00 - 17.00
old.masters@dorotheum.at

+43 1 515 60 403
Asta: Dipinti antichi
Tipo d'asta: Asta in sala
Data: 17.10.2012 - 18:00
Luogo dell'asta: Vienna | Palais Dorotheum
Esposizione: 06.10. - 17.10.2012

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